Jack London, all'anagrafe John Griffith Chaney London (San Francisco, 12 gennaio 1876 – Glen Ellen, 22 novembre 1916), è stato uno scrittore, giornalista e drammaturgo statunitense, noto per romanzi come Il richiamo della foresta, Martin Eden, Zanna Bianca, Il tallone di ferro, Il vagabondo delle stelle, Il lupo dei mari e La peste scarlatta.
La sua vita fu caratterizzata da attività e interessi personali diversi, coerenti con uno stile di vita vagabondo: fu strillone di giornali, pescatore clandestino di ostriche, lavandaio, cacciatore di foche, corrispondente di guerra (guerra russo-giapponese), agente di assicurazioni, pugile, coltivatore e cercatore d'oro, prima di realizzarsi, dopo innumerevoli tentativi, come scrittore di successo; infine si suicidò nel 1916.
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Jack London nacque a San Francisco in California nel 1876, figlio naturale (secondo Clarice Stasz e altri biografi professionisti) di un astrologo ambulante irlandese, William Henry Chaney, e di Flora Wellman figlia di un ricco inventore dell'Ohio. Il padre si disinteressò di lui, anche perché otto mesi dopo la sua nascita la madre si risposò con John London, contadino vedovo con due figli. Jack venne cresciuto dalla madre e dal padre adottivo. Terminata la scuola elementare nel 1889, London iniziò a passare da un lavoro all'altro frequentando compagnie assai poco raccomandabili, come ladri e contrabbandieri. Dopo numerose esperienze lavorative, tornò a Oakland per frequentare la Oakland High School, dove partecipò alla redazione del giornale scolastico, The Aegis.
Durante la gioventù, London venne mandato in diversi centri di rieducazione dove visse per diversi mesi.
A partire dal 1894 London aderì al socialismo sulle idee di Karl Marx, battendosi in difesa delle fasce deboli della società, partecipando ad esempio a una marcia di disoccupati su Washington per chiedere al Presidente il finanziamento di programmi di lavori pubblici contro la povertà e la mancanza di lavoro (richiesta che precorreva di decenni il New Deal Roosveltiano). Abbandonata questa marcia, si diede al vagabondaggio per gli USA, di cui tenne un diario trasformato anni dopo nel romanzo itinerante The Road.
Nel 1894, volendo iscriversi alla Berkeley University, decise di concludere gli studi secondari, finanziandosi con lavoretti di pulizia nella scuola, sul giornale della quale scrisse alcuni racconti ispirati soprattutto a Stevenson e Kipling. Si iscrisse a Berkeley, due anni dopo e si diede a un'intensa e variegata attività politica, con orizzonti la giustizia sociale e corrispondenti lotte organizzate, interessandosi anche a Darwin, Herbert Spencer, Nietzsche e all'evoluzionismo condividendo le teorie relative alla sopravvivenza del più forte sul più debole proprie del darwinismo sociale e condividendo anche la teoria dell'oltreuomo, la quale sostiene che il concetto di lotta per la vita e la morte debba essere la regola delle comunità umane. Nel 1897 lasciò l'università a causa di problemi finanziari.
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Il 12 luglio 1897, il ventunenne London venne a conoscenza della scoperta di ricchi giacimenti d'oro nel Klondike, sul confine fra Canada e Alaska, e con il marito di sua sorella, il capitano Shepard, salpò per unirsi alla Klondike Gold Rush, corsa all'oro che aveva il suo centro a Dawson City, dove incappò in avventure e disavventure d'ogni tipo, spesso tragiche e crudeli, che sarebbero state fonti ispiratrici di molti suoi scritti. Come tanti altri malnutriti cercatori d'oro, London sviluppò lo scorbuto.
Nel 1898 rientrò a San Francisco con un misero sacchetto d'oro, che gli fruttò pochi dollari. Si dedicò allora intensamente al lavoro letterario, riuscendo a far pubblicare solo una minima parte dei suoi numerosi scritti. Fra la fine del XIX secolo e il 1916 London giunse finalmente al successo, seppur con alti e bassi notevoli, come scrittore, giornalista e inviato speciale, e ben presto divenne uno tra i più prolifici, famosi e meglio retribuiti scrittori del suo tempo: in tutta la sua carriera letteraria scrisse oltre 50 volumi.
Nel 1903, dopo un viaggio nel Regno Unito, scrisse Il richiamo della foresta, pubblicato in seguito in circa 6.500.000 di copie solo in lingua inglese, ma pagato all'autore una somma irrisoria, diritti compresi. Dopo il successo del suo romanzo più famoso, London si dedicò interamente all'attività letteraria, trattando i temi sociali che suscitavano via via i suoi interessi. Tra gli appassionati di fantascienza tuttavia i suoi racconti godono fama di classici in netto anticipo sui tempi, sebbene questo lato della sua attività sia poco noto al grande pubblico. In numerosi di questi scritti ricorre il tema del 'giorno dopo', che descrive un'umanità ritornata ai primordi o in procinto di farlo e prospetta anticipazioni dell'ancora inesistente 'guerra batteriologica', contro una Cina divenuta enormemente popolosa e pericolosamente concorrenziale sul piano produttivo.
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Nel 1904 salpò per la Corea, dove seguì, come corrispondente, la guerra russo-giapponese. L'esperienza durò circa sei mesi, durante i quali fu più volte arrestato dalle autorità giapponesi. Dopo il primo arresto fu rilasciato attraverso l'intervento dell'ambasciatore statunitense Lloyd Griscom. Durante il viaggio in Corea, fu nuovamente arrestato dalle autorità per essersi avvicinato troppo al confine con la Manciuria senza il permesso ufficiale e fu rimandato a Seul. Rilasciato gli fu permesso di viaggiare con l'esercito imperiale giapponese fino al confine e di osservare la battaglia di Yalu. Del terzo arresto non si sa nulla, mentre il quarto ed ultimo avvenne per aver aggredito i suoi assistenti giapponesi, che accusò di aver rubato il foraggio per il suo cavallo. Per liberarlo fu necessario l'intervento personale del presidente Theodore Roosevelt. London nel giugno 1904 lasciò definitivamente il fronte.
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Nel 1905, acquistò un ranch di 1.000 acri (4,0 km quadrati) ubicato a Glen Ellen, Sonoma County, California sul versante orientale del Monte Sonoma, ma fu un disastro finanziario. Stasz, suo simpatizzante, considera il suo progetto potenzialmente fattibile ma attribuisce il successivo fallimento a sfortuna o all'essere stato in anticipo sui tempi. Kevin Starr invece ritiene che London fosse stato distratto da altre occupazioni e soprattutto dal suo problema di sempre: l'alcolismo. L'area costruita fu chiamata Wolf House ma, proprio mentre l'edificio stava per essere ultimato, fu distrutto da un incendio. I resti di pietra del ranch sono ora un monumento storico nazionale protetto nel Jack London State Historic Park.
Nel 1906 decise di farsi costruire uno yacht per effettuare, in sette anni, il giro del mondo, cosa che non farà mai. Fra il 1907 e il 1909 viaggiò e soggiornò nei Mari del Sud e in Australia e nel frattempo diede alle stampe Il tallone di ferro, romanzo fantapolitico che immagina la presa del potere, negli Stati Uniti d'America, da parte di una ristretta oligarchia dittatoriale, con situazioni che sembrano precorrere la nascita dei regimi nazi-fascisti ma anche mettere in evidenza il carattere disumano e dispotico della stessa società capitalistica.
Nel 1909 venne pubblicato il lungamente preparato Martin Eden, una sorta di libera autobiografia in terza persona, che ottenne grande successo di pubblico.
Durante l'ultimo viaggio, avvenuto nel 1915, London incontrò il surfista Kahanamoku, il principe Jonah Kūhiō Kalaniana'ole, la regina Lili'uokalani e molti altri, per poi tornare nel suo ranch nel luglio 1916.
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Il 22 novembre 1916 venne ritrovato cadavere in un cottage nel suo ranch, probabilmente a causa di un'overdose di antidolorifici. Aveva solo 40 anni. Pur essendo stato sempre un uomo robusto, nell'arco della sua travagliata esistenza era stato colpito da gravi malattie tra cui lo scorbuto, contratto nel Klondike e da infezioni tropicali durante i viaggi sullo Snark. Soffriva inoltre di insufficienza renale, ma nonostante tutti questi problemi non smise mai di lavorare. Va ricordato inoltre che al momento della sua morte l'alcolismo era in fase avanzata e per alleviare le sofferenze assumeva molti antidolorifici, tra cui morfina e oppio, sostanze allora liberamente vendute in farmacia.
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Si è dibattuto a lungo sulla sua morte. Si è sostenuta particolarmente la tesi del suicidio, quella di un'overdose puramente accidentale e quella di una necessità di assumere molti farmaci, a causa del dolore fisico, anche sfiorando il limite e alla fine superandolo e incorrendo nell'overdose fatale.[1] Il certificato di morte riporta invece come causa del decesso l'uremia come conseguenza di insufficienza renale cronica.[2]
Un recente studio realizzato negli Stati Uniti d'America da medici della divisione di nefrologia e ipertensione della facoltà di Medicina della University of North Carolina, partendo dal fatto che lo scrittore in una fotografia presenta sul viso i segni di una dermatite da mercurio, metallo utilizzato nella terapia della sifilide, ha sostenuto che è verosimile che questa malattia venerea possa essere stata la causa della sua morte assieme all'avvelenamento da mercurio la cui tossicità avrebbe accelerato il decorso fatale, anziché rallentarlo.[3]
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Come riportato nel suo romanzo Il tallone di ferro, Jack London conosceva le confraternite filomatiche, in particolare quella di Chicago. La sua appartenenza all'ordine filomatico, comunque, non è stata mai smentita dall'Associazione Filomati, che in Italia ha sempre promosso i libri del romanziere, in particolare, per l'attenzione che lo scrittore volse verso i disagiati e gli emarginati. Questo particolare piglio "socialista" di London è stato ripreso in Il popolo dell'abisso, testo redatto in forma diaristica ed in cui egli stesso ne è protagonista in un suo soggiorno a Londra, dove tra l'altro conobbe l'Esercito della Salvezza.