Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989) è stato uno scrittore belga di lingua francese vallone, autore di numerosi romanzi, noto al grande pubblico soprattutto per avere inventato il personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese.
Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie[1]. Secondo l'Index Translationum, un database dell'UNESCO che raccoglie tutti i titoli tradotti nei Paesi membri, Georges Simenon è il diciassettesimo autore più tradotto di tutti i tempi[2][3][4] e il terzo di lingua francese dopo Jules Verne e Alexandre Dumas (padre).[5]
Nonostante la sua opera abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare al romanzo d'appendice passando dal noir e dal romanzo psicologico, Simenon è noto soprattutto per essere l'ideatore del commissario Maigret, protagonista di racconti e romanzi polizieschi.
Simenon iniziò la sua carriera di scrittore a poco meno di sedici anni, a Liegi, come giornalista nella sua città natale. Negli anni venti, trasferitosi a Parigi, divenne un prolifico autore di narrativa popolare. Negli anni trenta raggiunse la fama grazie al personaggio del commissario Maigret, i cui racconti e romanzi furono i primi a essere pubblicati con il suo vero nome; sino ad allora infatti, Simenon aveva pubblicato opere sotto pseudonimo, usandone decine: il più ricorrente era Georges Sim. Fu quella la svolta nella carriera letteraria di Simenon che, fino agli anni settanta, produsse un considerevole numero di romanzi (gialli e no) che lo rendono uno degli autori più tradotti e più letti del XX secolo. Nonostante l'enorme successo commerciale, la critica letteraria è sempre stata indecisa riguardo a una sua possibile classificazione, tanto che, benché la produzione poliziesca di Simenon riguardi una parte relativamente minoritaria della sua opera, egli è ricordato per lo più come un prolifico autore di romanzi gialli.
Lo stile di scrittura di Simenon è caratterizzato, nonostante il vocabolario scarno e la rinuncia a qualsiasi finezza letteraria, da atmosfere molto dense. Il suo lavoro arriva, nelle sue stesse parole, dal "popolo nudo", dall'uomo che viene alla luce dietro tutte le possibili maschere. La storia di Simenon è ripercorribile sia nelle sue opere di finzione sia nei diversi romanzi autobiografici. La sua vita privata era instabile: a parte i suoi due matrimoni Simenon ebbe numerose relazioni. Nel corso della sua vita cambiò trentatré residenze, tra Belgio, Francia, Canada, Stati Uniti e Svizzera.
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Simenon nasce a Liegi, in rue Léopold[7], venerdì 13 febbraio 1903, da Henriette Brüll, una casalinga di estrazione borghese, e Désiré Simenon, un contabile. All'anagrafe locale venne registrato come se fosse nato il giorno prima, giovedì 12 febbraio, perché il giorno venerdì 13 era considerato di cattivo auspicio dalla madre, che implorò il marito di fare una falsa dichiarazione per non mettere il bambino sotto il segno della sventura. Nonostante questo superstizioso incidente, l'arrivo di questo primo figlio riempie i genitori e specialmente il padre di gioia[8]. Georges da bambino non gode di ottima salute e proprio la cagionevole salute del piccolo è uno dei numerosi motivi di scontro tra le famiglie, o meglio i clan, Simenon e Brüll: l'autore belga ricorderà in numerose interviste e in diversi romanzi autobiografici[9] il suo rapporto con i genitori e le rispettive famiglie di origine, venerando e forse mitizzando il padre Désiré e i Simenon e sottolineando, se mai ce ne fosse stato bisogno, il suo difficilissimo rapporto con Henriette, una madre "morbosamente emotiva, ma insensibile alle emozioni degli altri"[10].
Georges Simenon frequenta con ottimi risultati vari istituti scolastici retti dai Fratelli delle Scuole Cristiane. In quegli anni adolescenziali, fatti di nuove esperienze, Simenon si ribella alle restrizioni imposte dai religiosi e sin da allora comincia il suo graduale allontanamento dalla Chiesa cattolica e dalla religione.[8] È attratto dalla lettura fin da ragazzo, in particolar modo dalle opere dei Dumas (padre e figlio), di Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dai testi classici. Nel 1919 entra come cronista alla Gazette de Liège, dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim. Contemporaneamente collabora con altre riviste e all'età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo[11]. Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi, dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi[12]; già nel 1923 collabora con una serie di riviste (almeno 14) pubblicando racconti settimanali: la sua produzione letteraria è notevole e nell'arco di tre anni scrive oltre 750 racconti. Le sue capacità letterarie gli assicurano un rapido successo economico. Contemporaneamente decide di intraprendere la strada del romanzo commerciale e negli anni tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi con vari editori (Ferenczi, Tallandier, Fayard), tutte opere sotto vari pseudonimi, dei quali i più ricorrenti sono Georges Sim, Jean du Perry, Gom Gut, Christian Brulls, Georges Martin-Georges e molti altri. Impiega pochi giorni per scrivere un romanzo e utilizza vari nomi per rivenderli a diversi editori; gli anni di scrittore sotto pseudonimo sono una sorta di apprendistato, in attesa di scrivere "letteratura impegnata".
Nel 1928 intraprende un lungo viaggio, prima sulla chiatta Ginette, quindi sul cutter Ostrogoth, lungo i canali navigabili francesi, da cui trae ispirazione per la realizzazione di numerosi reportage; i canali e i paesaggi piatti e brumosi della Francia del Nord ricorreranno poi in molti dei suoi romanzi e racconti, polizieschi e no. Nel 1929[11], in una serie di novelle scritte per la rivista Détective, appare per la prima volta il personaggio del commissario Maigret. Nel 1931 si avvicina al mondo del cinema: Jean Renoir e Jean Tarride producono i primi due film tratti da suoi romanzi, Il mistero del crocevia e Il cane giallo.
Assieme alla prima moglie Régine Renchon, detta Tigy, intraprende lunghi viaggi per il mondo per tutta la durata degli anni trenta. Nel 1939 nasce il primo figlio, Marc. Nel 1940 si trasferisce a Fontenay-le-Comte in Vandea, non lontano da La Rochelle: durante la guerra si occupa dell'assistenza ai rifugiati belgi e nello stesso periodo intrattiene una lunga corrispondenza epistolare con André Gide. A causa di un'errata diagnosi medica, Simenon si convince di non avere ancora molti anni da vivere e questo lo spinge a scrivere le sue memorie, dedicate al figlio Marc e raccolte nel romanzo autobiografico Pedigree.[13]
La fine della guerra coincide in Francia con la caccia ai collaborazionisti: accuse poi rivelatesi infondate sfiorano Simenon, che preferisce trasferirsi negli Stati Uniti, prima in Texas poi nel Connecticut, mentre il fratello Christian, condannato a morte in contumacia per collaborazionismo, ripara, su consiglio di Georges[14], nella Legione straniera francese, ove troverà la morte in combattimento nel 1947 nella guerra d'Indocina: una morte di cui la madre - con la quale, come si è detto, Georges Simenon aveva un difficilissimo rapporto - lo riterrà sempre responsabile. Negli Stati Uniti conosce Denyse Ouimet, che diventerà la sua seconda moglie e madre di tre suoi figli (John, Marie-Jo e Pierre). Torna in Europa negli anni cinquanta, prima in Costa Azzurra e quindi in Svizzera, a Epalinges nei dintorni di Losanna. Nel 1960 presiede la giuria della tredicesima edizione del festival di Cannes: i film in concorso quell'anno sono memorabili, da A casa dopo l'uragano di Minnelli a L'avventura di Antonioni, da La fontana della vergine di Bergman a Violenza per una giovane di Buñuel. Tra i fischi del pubblico[15], vengono assegnati il Premio della giuria al film di Antonioni e la Palma d'oro a La dolce vita di Federico Fellini; tra Simenon e il regista riminese nasce una lunga e duratura amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa da Denyse Ouimet e, in seguito a una piccola caduta, assume una domestica perché lo accudisca nelle faccende domestiche: è Teresa Sburelin, di origini friulane, che gli resterà accanto fino alla sua morte.
Simenon era anche noto per essere un "playboy" e per tradire spesso le sue compagne ufficiali, soprattutto nella seconda parte della sua vita: affermava infatti di aver avuto rapporti sessuali occasionali - spesso più di una volta al giorno - con circa diecimila donne[16]; a chi si mostrava scettico su questa cifra, ritenendola una vanteria o una grossolana esagerazione, rispondeva (come nel celebre epistolario con l'amico Federico Fellini, il quale cercava fonti d'ispirazione per il suo film su Casanova), spiegando che la stragrande maggioranza di queste donne, circa ottomila, erano prostitute e che anche le altre erano quasi tutte di estrazione sociale inferiore alla sua: domestiche, cantanti (una ancora non celebre Joséphine Baker), ballerine (tra cui una giovanissima Nadia Cassini), spogliarelliste e cameriere[17][18]. Ripeteva che "non si tratta assolutamente di un vizio, non sono un maniaco sessuale, ma sento il bisogno di comunicare", e che fare sesso per lui era come "respirare"[18]. Lo scrittore era inoltre un fumatore accanito e un forte bevitore[17].
Nel 1972, dopo aver pubblicato Maigret e il signor Charles, lo scrittore annuncia sul quotidiano francese 24 heures che non scriverà più[19] e infatti da allora inizia l'epoca dei dettati: Simenon registra su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più. Nei tardi anni settanta le condizioni di salute di Simenon sono precarie, ma questo riduce solo in parte la sua produzione letteraria[20]. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida; nel 1980 Simenon rompe la promessa fatta otto anni prima e scrive di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia, della quale spargerà le ceneri nel giardino della sua casa svizzera. Georges Simenon muore a 86 anni a Losanna nel 1989 per una recidiva di un tumore al cervello, malattia che aveva superato con successo qualche tempo prima.
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Lo stesso argomento in dettaglio: Caratteristiche dell'opera di Simenon.
La narrativa di Simenon è caratterizzata da storie nelle quali i personaggi, quasi sempre umili o appartenenti alla piccola borghesia, ma anche ricchi e rinomati, si trovano coinvolti in vicende drammatiche. Pur utilizzando uno stile narrativo asciutto e poco incline a estetismi letterari, le sue opere dimostrano una notevole capacità di ritrarre con arguta psicologia vicende dal sapore profondamente umano. Con Simenon si giunge alla borghesizzazione del racconto giallo: piccoli uomini spersi nelle traversie della vita passano sotto la lente di un osservatore attento e analitico, che nelle sue opere non si dilunga in descrizioni favolistiche di luoghi e persone, ma anzi a esse dedica spesso poche e asciutte, anche se esaustive, righe. Tutto è crudo e brutalmente trasparente, tutto è nuda realtà.
La sua popolarità è dovuta soprattutto ai settantacinque romanzi e ai ventotto racconti che vedono come protagonista il commissario Maigret. In tali romanzi polizieschi Simenon si discosta dagli schemi dell'inchiesta per tracciare suggestivi ritratti psicologici e per evocare con efficacia le atmosfere parigine o quelle grigie e stagnanti della provincia francese. Le inchieste di Maigret sono in realtà la paziente ricostruzione della verità umana, per arrivare all'antefatto che ha causato il dramma, e con esso alle prove per poter incastrare il colpevole.
In tal senso Simenon già dagli anni trenta imprime una svolta irreversibile nella storia del romanzo giallo: con Simenon, cioè, la domanda che ci si pone, che si pone l'investigatore e di conseguenza il lettore, si sposta ormai definitivamente dal chi è stato del giallo classico all'inglese, al perché, al cosa è successo nell'esistenza di una persona per portarla fino alla soglia irreversibile del delitto. L'attenzione dell'autore non è più centrata, come in altri autori di romanzi gialli, sulla costruzione di un meccanismo perfetto, di un enigma apparentemente insolubile che si sciolga magicamente nella sorpresa finale. Importante per Simenon è raccontare una vicenda umana, attraversata da un dramma, da un delitto, anche se ricostruita attraverso i passi che deve muovere un poliziotto per scoprire alla fine che il dramma è tale non solo per la vittima, ma anche per l'assassino.
Tra i romanzi scritti da Simenon dove non figura Maigret è doveroso ricordare:
Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti è doveroso ricordare il Mystery Writers of America Grand Master, ricevuto nel 1966.
Molti dei suoi romanzi sono divenuti film, sceneggiati e serie televisive.
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Lo stesso argomento in dettaglio: Romanzi con Maigret protagonista e Racconti con Maigret protagonista.