George Philip Rawick (8 dicembre 1929 – 27 giugno 1990) è stato uno storico pioniere della schiavitù, il cui lavoro ha trasformato la disciplina concentrandosi sulle voci e le esperienze degli schiavi. È noto soprattutto per aver curato la monumentale opera in 41 volumi[1] The American Slave: A Composite Autobiography, che ha introdotto le testimonianze di ex schiavi – raccolte dal Federal Writers' Project negli anni '30 – nel panorama accademico. In un'epoca in cui le narrazioni storiche sulla schiavitù erano ancora dominate dalle prospettive dei proprietari terrieri, l'opera di Rawick aprì nuove strade sostenendo che le storie orali degli ex schiavi dovessero essere trattate con la stessa serietà delle testimonianze scritte dei proprietari di schiavi. Il suo quadro interpretativo, profondamente influenzato dal marxismo e dalla tradizione radicale nera, enfatizzò l'azione, la cultura e la resistenza delle comunità schiavizzate e contribuì a gettare le basi per gli studi successivi di storici come Eugene Genovese, Herbert Gutman e John Blassingame. Biografia
Rawick nacque nel 1929 a Brooklyn, New York, e morì nel 1990 a St. Louis, Missouri. Crebbe in una comunità di ebrei americani di prima e seconda generazione.[2] Studiò nelle scuole pubbliche di New York e si laureò all'Oberlin College. Successivamente conseguì un dottorato di ricerca in storia presso l'Università del Wisconsin-Madison.[3] Studiò con il professor Merle Curti, uno dei principali storici americani dell'epoca. Rawick completò la sua tesi di dottorato, "The New Deal and Youth: The Civilian Conservation Corps, the National Youth Administration, and the American Youth Congress", nel 1957: in essa si contrapponevano il Civilian Conservation Corps, conservatore e autoritario, gestito dall'esercito, con la National Youth Administration, di sinistra e guidata democraticamente, che gli permise di discutere gli impulsi spesso contraddittori alla base del New Deal in generale.
Nel corso della sua lunga carriera accademica, Rawick ha insegnato, tra le altre, alla Washington University di St. Louis, alla Wayne State University, alla State University di New York, all'Università di Chicago e all'Università del Missouri-St. Louis.[3][4] Rawick ha ricoperto brevi incarichi presso l'Università di Harvard e la Cornell University. Rawick sostiene che la sua mancanza di scritti accademici in questi incarichi fosse dovuta all'opposizione ai vertici del mondo accademico dovuta al suo marxismo.[5]
Nel 1967, Rawick intraprese un tour di conferenze in Germania e Italia. I suoi principali argomenti di discussione riguardavano la rivolta nera e la ristrutturazione capitalista degli anni '30. Parlò in molte città, tra cui Berlino, Milano, Francoforte e Firenze.[6] Rawick parlò a migliaia di studenti universitari in ogni città che visitò.[6]
I suoi documenti sono conservati presso la Western Historical Manuscripts Collection dell'Università del Missouri-St. Louis.[7]
Affiliazioni politiche
Rawick divenne politicamente attivo durante l'adolescenza, unendosi alla Gioventù Comunista Americana per la Democrazia intorno al 1944-45, in un periodo in cui la sua famiglia ebraica aveva smesso di ricevere lettere dai parenti nell'Europa occupata dai nazisti.[2] Mentre frequentava l'Oberlin College, si unì alla sezione di Lorain, Ohio, del Partito Comunista USA, dove la numerosa classe operaia nera influenzò fortemente le sue opinioni politiche e lo spinse verso l'attivismo per i diritti civili.[2] Deluso dal trattamento riservato dall'Oberlin alla comunità nera locale, divenne sempre più radicale, lavorando alla campagna del Partito Progressista di Henry A. Wallace del 1948, sostenuta dai comunisti, e brevemente per il deputato Vito Marcantonio, anch'egli sostenuto dai comunisti.[8] Fu espulso dal Partito Comunista in circostanze controverse, con il coinvolgimento nella decisione del futuro storico della schiavitù Robert Fogel.[8]
All'inizio degli anni '50, Rawick si unì alla Lega Socialista Indipendente trotskista, dove divenne infine direttore della rivista Anvil.[6] In seguito entrò a far parte del gruppo Facing Reality di Detroit, guidato da C. L. R. James, la cui enfasi sul radicalismo nero e sulle lotte sindacali plasmò profondamente il pensiero di Rawick.[6] Durante i viaggi a Londra, incontrò intellettuali africani, afroamericani e caraibici come George Lamming, Aimé Césaire e Kwame Ture, spingendolo a prendere più seriamente la schiavitù come argomento di studio.[9] Scrisse anche per la rivista Radical America, che pubblicò il suo influente saggio "Working Class Self-Activity" nel 1969.
Opere pubblicate
The American Slave: A Composite Autobiography
Il risultato più duraturo della sua carriera fu la curatela della raccolta di 41 volumi di storie orali di ex schiavi, intitolata The American Slave: A Composite Autobiography.[10][11] Questa raccolta iniziò la pubblicazione nel 1972. Le interviste che contiene, la Slave Narrative Collection, furono realizzate sotto gli auspici della Works Projects Administration (WPA), un programma del New Deal. La metodologia di Rawick, che consisteva nel prendere sul serio le testimonianze degli ex schiavi e nell'utilizzarle nei suoi scritti, rivoluzionò lo studio della schiavitù negli anni '70.[12] Egli riteneva che le loro testimonianze fossero serie quanto i documenti lasciati dai proprietari di schiavi, cosa inaudita all'epoca.[12] Rimasero in forma tipografica